Un imprenditore è per sempre, un manager è a tempo

Può sembrare una contraddizione con tutto quello che si legge in questo blog e per certi versi lo è.

Anzi, è una provocazione.

E allora provo a spiegarmi meglio.

Pur con le dovute eccezioni, tipicamente un manager lavora per obiettivi e vincoli: più precisi e definiti sono entrambi, meglio può svolgere il suo mandato.

Quando invece il perimetro di queste due variabili è fumoso, lacunoso e poco chiaro – cosa che ahimè avviene con una certa frequenza – difficilmente il manager porta a termine quello che si aspetta da lui chi gli ha affidato l’incarico, sia questa una Proprietà, un consiglio di amministrazione o una direzione di vertice.

Cosa si chiede ad un manager?

Risultati. Punto.

Qualunque sia l’area in cui opera  – produzione, commerciale, finanza – da lui ci si aspettano risultati.

Produrre di più a costi minori, vendere di più, fatturare di più, innovare i prodotti, spendere meno, diminuire l’indebitamento, aumentare la liquidità, tagliare overheads … tutti slogan che senza numeri e vincoli rimangono solo, per l’appunto, slogan.

Aumentare il fatturato del 20% contenendo l’aumento di spese commerciali e di struttura entro il 10%: questo – per fare un esempio fin troppo semplice – definisce bene il mandato di un direttore commerciale o direttore generale, a seconda della dimensione e complessità dell’azienda.

Ridurre i costi di produzione del 10% mantenendo inalterate le KPI (in sintesi, le prestazioni misurabili) dei prodotti, questo – di nuovo semplificando – sí che è un mandato.

E così su questa semplice falsariga – il concetto è chiaro – che  andrebbero definiti gli obiettivi (e i contratti) dei manager.

Manca però un elemento fondamentale: il tempo.

In quanto tempo si realizzano questi obiettivi?

Quanto tempo ci diamo, come manager, per realizzare quanto abbiamo pattuito con il nostro “committente” che tale resta anche se è un datore di lavoro?

Non può coesistere un tempo vago con un obiettivo preciso, così come non può coesistere un obiettivo vago in un tempo determinato: non funziona, non sta in piedi.

Per assurdo, facendo un paragone calcistico (che spero calzi a sufficienza, mi interesso poco e raramente al tema), è come un presidente che chieda ad un allenatore appena ingaggiato di migliorare il gioco della squadra nel prossimo anno senza puntualizzare in che cosa debba tradursi in pratica questo miglioramento (scalare la classifica? aumentare il valore di mercato dei calciatori?).

Oppure chiedere di vincere lo scudetto ma senza dire entro quando.

E con quale budget a disposizione.

Questo è il terzo elemento fondamentare del trittico perfetto: il prezzo da pagare in cambio di quello che voglio.

Che obiettivi ho, in quanto tempo li voglio realizzare e quanto devo spendere, in senso lato, per ottenerli.

Questa è la linea di condotta che un manager di livello si deve dare a fronte di un incarico, quale esso sia.

Anche un imprenditore in linea teorica dovrebbe fare così.

Ma la realtà è che raramente l’imprenditore ha fretta.

Ha fame di risultati, quasi sempre a breve, ma non ha vincoli di tempo, a meno che non sia nei guai o debba disfarsi dell’azienda.

Un imprenditore non deve rendere conto dello stipendio che prende, semplicemente perché lo stipendio se lo paga lui: può anche passare le giornate a girarsi i pollici, se la sua azienda funziona così bene e quindi può permetterselo.

Il manager no, il manager è pagato per un mandato, non per fare presenza ed occupare un posto con gradi e distintivo.

Un manager li deve avere, i vincoli di tempo.

Deve avere molto chiaro cosa gli viene chiesto, deve avere molto chiaro di quali risorse ha bisogno per realizzare cosa gli viene chiesto ma soprattutto – a mio avviso – in quanto tempo.

Certo, occorrono esperienza, lucidità, senso della realtà per fissare i tempi necessari ad arrivare ad un obiettivo.

Ma un tempio bisogna darselo.

Con i margini necessari – per imprevisti, errori, “cigni neri” e bizze del destino – ma c’è un tempo fisiologico per realizzare qualcosa.

Se si va troppo oltre nel tempo (o nei costi!) senza il risultato atteso, o era sbagliato l’obiettivo o era sbagliato il manager.

Se invece il risultato arriva nei tempi e con i costi previsti, bene!

In ogni caso, il mandato è concluso, la gara è terminata.

Ed al termine di una gara – comunque sia andata – c’è solo una cosa da fare … prepararne un’altra.