Stavo sfogliando dei documenti di circa un anno fa e mi torna sotto agli occhi una mail nel cui testo, riporto testualmente, c’era scritto
It is acknowledged and accepted by both parties that signature of the contract in DACC:
is equivalent to a blue pen signature on paper,
is legally binding on the parties to the contract,
is admissible as evidence in legal proceedings,
implies acceptance of its terms and conditions and all its annexes and appendices.
in poche parole, è la procedura per la firma digitale, equivalente, a quella fatta con una penna blu, come è indicato, che certifica ufficialmente l’assegnazione di un contratto.
Un contratto che da solo vale più del fatturato che, cinque anni fa, facevamo in un anno.
Un contratto da sogno.
O meglio, un contratto che fino a non tanto tempo fa poteva essere solo un sogno.
Il progetto ITER – uno dei più ambizioni progetti di ricerca la mondo che vede la partecipazione di Usa, Cina, Russia, Giappone, Corea, India e Comunità Europea – ha l’obiettivo di costruire un reattore, di dimensioni doppie dei più grandi dispositivi attuali presenti nei laboratori di ricerca, che consentirà di dimostrare la fattibilità scientifica, tecnica ed economica di una centrale termoelettrica a fusione nucleare.
Un progetto che trasformerà quella che ad oggi è solo ricerca in industria, a beneficio dell’intera collettività.
Danieli Telerobot, l’azienda che è stata mia per tanti anni e che oggi con orgoglio e soddisfazione guido per conto del gruppo Danieli, si è aggiudicata – assegnazione fine 2020 e contratto (articolato su tre anni di attività) formalmente firmato nella primavera 2021 – la fornitura dei veicoli di ispezione dei condotti di alimentazione del sistema di raffreddamento del reattore e di un sistema di monitoraggio del vuoto installato in maniera permanente sulle linee di alimentazione dei magneti superconduttori.
I veicoli di ispezione spingono ad un nuovo livello di complessità quanto avevamo sviluppato negli anni dovendo in questo caso realizzare dei robot in grado di muoversi all’interno di tubi di soli 50 mm di diametro.
L’asticella si fa sempre più alta!
Una gara internazionale, con 20 concorrenti, tutte aziende di prestigio, qui non esistono scorciatoie, trucchetti, patti scellerati con qualche “amico” che ti fa vincere.
E siamo arrivati primi.
Faccio fatica a mettere giù le parole più adatte per esprimere quanta sia la soddisfazione di poter ripagare, con “monete” di questo valore, chi ha creduto in noi quando, forse, potevamo essere solo una scommessa.
Non è per vanteria che scrivo queste righe quanto per ribadire un concetto che mi è particolarmente caro: anche se l’azienda non è più formalmente mia, mi batte sempre il cuore nel vederla prosperare, così come sento il groppo allo stomaco nei momenti difficili.
Quando si crea un’impresa con amore, si resta imprenditori per sempre.