Subito sembrava di sentire qualcuno che urlava da un piano alto, anche se non era propriamente una voce.
Fra l’altro, l’ho realizzato un istante dopo, non è possibile sentire qualcuno che urla, l’unico appartamento che si affaccia nel cortile è il mio, gli altri sono uffici e sono tutti vuoti.
Subito dopo un tonfo fortissimo… bang!
Un gabbiano precipitato sul tetto di un’auto parcheggiata, un colpo così forte che pensavo si fosse disintegrato.
Invece, si è quasi subito issato sulle zampe ed è rimasto lì, immobile, senza un lamento.
Che fare? Come si soccorre un animale in quelle condizioni?
Poi, bisognerebbe essere capaci, sennò fai ancora più danni.
E’ quasi sera, tutto chiuso e serrato in questo periodo, magari si riprende e vola via … magari no, e allora, domattina, chiamerò i vigili per chiedere cosa si fa in questi casi.
Povera bestiola, chissà cosa gli è successo, non pensavo che i gabbiani potessero precipitare in quel modo. E restare vivi, nel caso.
Sono salito in casa con un senso di disagio, una sensazione di caduta, di sconfitta, di fine segnata.
Facile, direi, dopo una scena del genere, no?
Poi, nella notte, mentre vado a bere un goccio d’acqua, guardo dalla finestra giù nel cortile ed è per terra, accanto alla macchina su cui è caduto, immobile.
Non ce l’ha fatta, c’era da aspettarselo dopo una botta del genere.
Alla mattina, guardo di nuovo dalla finestra e non c’è più, qualcuno evidentemente lo avrà rimosso … NO!
E’ per terra, vivo, fa qualche passo, si ferma a lungo, poi di nuovo qualche passo, poi di nuovo fermo, prova a volare ma scende subito, non ci riesce.
Ma è vivo, accidenti! Da non credere, stanotte era inerte, sembrava senza vita e invece …
All’improvviso, si mette a volare, in circolo – perché il cortile è limitato – ma ad ogni giro si alza sempre di più finché non arriva sopra un terrazzo, in alto, da dove può volare libero dove vuole.
Si che ce l’hai fatta gabbiano, dai, che bellezza !
E grazie di quello che mi hai fatto vedere, grazie per quello che mi hai ricordato.
Lo sapevo già ma le lezioni importanti è sempre bene ripassarle.
Dopo un colpo mortale, di quelli da cui non ci si rialza quasi mai, qualcosa dentro di te ha tenuto duro più del dolore, dello spavento, del lasciarti andare.
Non ti sei lamentato, sei rimasto lì in silenzio, dignitoso, hai fatto appello ad una forza profonda che probabilmente non sapevi neanche di avere e poi, un pezzetto per volta, ti sei rimesso in piedie librato di nuovo in volo: senza quella forza, senza averla tirata fuori con chissà quale sforzo e dolore, saresti rimasto steso per terra e saresti finito gettato via, chissà dove.
Credo proprio di non essere il solo – da uomo, da imprenditore, da manager – ad aver vissuto “colpi” da cui non avrei immaginato di riuscire a rialzarmi e mi piace immaginare che gli strumenti per rialzarsi siano stati, grosso modo, gli stessi.
Il colpo del gabbiano mi ha fatto rivedere cosa vuol dire cadere, cosa vuol dire trovarsi al buio e poi rivedere un po’ di luce, perfetta metafora per questi tempi sospesi e difficili.
Mi è sembrato quasi mi guardasse, prima di volare via, e mi dicesse “non sono eterno, magari domani, chissà, i postumi di questo colpo presenteranno il conto… ma, questa volta, ce l’ho fatta, al prossimo colpo saprò già come si fa a cadere, a rialzarsi e a riprendere il volo”.
Ciao gabbiano, buon viaggio!